Smartworking, soddisfazione lavorativa e produttività
Lo smart working, in forme come il telelavoro o il lavoro flessibile, esisteva già in Italia prima della pandemia, ma era raro e limitato a specifiche categorie.
La pandemia come sappiamo ha accelerato drasticamente l’adozione di queste modalità, spesso senza dare alle organizzazioni il tempo di sviluppare buone pratiche.
Non tutte le aziende hanno potuto implementare lo smart working, creando divergenze negli approcci che sono ancora evidenti. Alcune aziende, a causa di limitazioni tecnologiche, culturali o di settore, non sono state in grado di adottare queste modalità di lavoro, mentre altre hanno abbracciato il cambiamento con entusiasmo. A quattro anni dall’emergenza, le aziende oggi affrontano lo smart working in modi diversi, da soluzioni permanenti che prevedono il lavoro da remoto come norma, a un ritorno completo in ufficio, passando per modelli ibridi che combinano un numero preciso di giorni in presenza alternato a giorni di lavoro da remoto.
Questa varietà di approcci ha generato una gamma di accordi e compromessi, che vanno dalla flessibilità oraria alla riorganizzazione degli spazi fisici, fino alla revisione delle politiche aziendali per garantire un equilibrio tra produttività e benessere dei dipendenti.
Great Place to Work ha effettuato uno studio dettagliato, fondato su una vasta raccolta di dati del periodo 2023-24, per fornire una comprensione più approfondita delle dinamiche in atto.
La ricerca che rendiamo disponibile per il download in questa pagina, ha reso evidente quanto sia necessario affiancare alla modalità lavorative scelta, anche un adattamento culturale, creando politiche e abitudini adeguate, che permettano di bilanciare al meglio la soddisfazione dei lavoratori con la produttività aziendale.